Crisi punti CEDI Sardegna, UILTUCS: urge conferenza generale settore commercio
27/11/2024
L'assenza di potere d'acquisto del consumatore sardo, da una parte, e di regolamentazione del settore, dall'altra, sta aggravando sempre più una crisi che in Sardegna è già di suo nerissima.
Lo dichiara, nel comunicato stampa allegato, Cristiano Ardau, Segretario Generale della UILTUCS Sardegna (TUrismo Commercio Servizi), in merito alla crisi dei punti vendita CEDI Sardegna.
Ormai è saltato l’accordo per l’acquisizione del CEDI Sardegna di Codrongianos da parte del Consorzio Europa, 194 lavoratori a casa e conseguenze negative per la società Metide di proprietà del Cedi, 139 dipendenti. Contraccolpi immaginabili per i soci aderenti al CEDI, ben 550 addetti.
Lunedi 21 Settembre u.s. il CEDI Sardegna Più, ex CS&D, ha dichiarato 86 esuberi.
Pendono i 58 esuberi dichiarati sempre della Metide o i 55 esuberi dichiarati mesi fa’ da Auchan. Altre catene locali sono in crisi con ritardi sul pagamento degli stipendi di 2 o 3 mensilità, il 40% delle aziende.
Si aggiunge la crisi degli esercenti minori.
La situazione nelle aziende del settore commercio e distribuzione è esplosiva e la notizia del CEDI Sardegna desta ancor più preoccupazione.
I consumi in Sardegna segnano ancora una flessione e questo alla luce della diminuzione del monte retribuzioni dato dai licenziamenti, dalle collocazioni in cassa integrazione e del forte indebitamento delle famiglie sarde, il più alto d’Italia, 9,2%.
Questo determina perdite dei fatturati consistenti per le aziende con dati medi a progressivo annuo del -10%, con punte del -20%; in forte ascesa il settore discount con progressioni medie del +15%.
Le politiche fallimentari di austeriry hanno determinato un disastro e l’effetto catena è appena iniziato.
Se non si adottano politiche di sviluppo, di sostegno alla domanda interna, alleggerendo fiscalmente lavoratori e pensionati non si potrà mai creare quel circolo virtuoso che rafforzi economicamente le aziende sarde e porti prosperità nel mondo del lavoro.
Ecco perché rilanciamo l’idea di una conferenza del settore: sindacati, operatori e istituzioni.
Bisogna programmare per gestire le evoluzioni di questo settore e non per subirle. Chi paga sono sempre i più poveri e la Sardegna ne ha già troppi.
Come sindacato non siamo disponibili a vedere altri disoccupati o la stessa attività aziendale compromessa.